In occasione del convegno diocesano “Farsi Prossimo” del 1986 è maturata, l’idea di realizzare una struttura che potesse dare risposta ai molti problemi di povertà ed emarginazione che quotidianamente si riscontravano nella nostra zona. Nel 1987 nasce AVAS (Associazione Volontari Accoglienza Solidarietà). Nel mese di marzo del 1994 vengono terminati i lavori di ristrutturazione dell’immobile. Il “pronto intervento” denominato “Casa di Accoglienza” viene aperto con un primo ospite il 16/04/1994.

L’associazione è gestita solo da  volontari che operano, 24 ore su 24, suddivisi in quattro gruppi, in funzione del ruolo che svolgono:

Volontari del mattino: gestione della casa (pulizie, riordino, cambio lenzuola, lavanderia, segreteria)

Volontari della cucina: preparazione dei pasti (pranzo, cena)

Volontari del pomeriggio (Centro filtro): colloqui e problematiche inerenti l’accoglienza

Volontari della notte: presenza notturna.

L’attività degli operatori è coordinata da un direttivo eletto dai soci.

Nuovo direttivo (2019)

Presentazione video 2 (“Tra me e Te” 39a puntata 2018) (Corriere Alto Milanese)

LE PIETRE MILIARI

(ovvero le persone che hanno segnato la nostra storia)

Dott.ssa Elena Sachsel, una pediatra impegnata nelle attività missionarie e di volontariato, è stata cofondatrice e colonna portante nella vita della Casa di Accoglienza.

Don Giuseppe Locatelli, un sacerdote che ha sempre unito alla sua solida fede una capacità di fare e di operare da autentico “prete manager”. Si è particolarmente distinto con le sue iniziative nel campo della carità, a favore dei poveri. Su ispirazione del Cardinale Martini, con il Convegno “Farsi prossimo“, ha maturato il progetto della Casa dell’Accoglienza, in dialogo con la parte civile e il Comune, adoperandosi per la costituzione dell’Associazione AVAS e iniziando il cammino che continua ancora oggi.

Maria Rosa Oldani, una impegnata politicamente, come assessore ai Servizi Sociali del comune di Magenta, ha portato all’interno della politica il concetto di volontariato. A lei, che per 10 anni è stata volontaria a tempo pieno, garantendo una presenza quotidiana, si è voluto, dopo la sua morte, intitolare la Casa di Accoglienza.