Presentazione Libro

Un libro che tutti … ci aspettavamo

Seconda di copertina

Seconda di copertina

Elena Sachsel era una bambina ebrea che si è salvata per caso, nascosta insieme alla sorella in un convento di suore di Besozzo, negli anni della Seconda guerra mondiale e della furia antisemita. Pur diventando cristiana in giovane età, da adulta non ha mai dimenticato le sue origini. Per tutta la vita, come medico pediatra, si è dedicata ai bambini, soprattutto i bambini poveri, senza diritti, senza terra.
Per tanti anni di notte era per strada a cercare le prostitute cadute nelle maglie della tratta, presidente del Naga per lungo tempo, cristiana impegnata ma mai partigiana, ambientalista della prima ora. Ha fondato case di accoglienza per bambini e donne in difficoltà in Italia e all’estero.
Questo libro – ricostruito attraverso le voci di chi l’ha conosciuta, le molte registrazioni e scritti che ha lasciato, le fonti storiche – è scritto in prima persona. E’ lei a parlare. A raccontare il mondo come lo vedeva lei. Elena sognava una società in cui c’è posto per tutti.

Terza di copertina

Elena Granata

Elena Granata è professore associato di Urbanistica presso il Dipartimento di Architettura e Studi urbani del Politecnico di Milano, docente presso la Scuola di Economia Civile e l’Istituto Universitario  Sophia. Si occupa di città e ambiente e di cambiamenti sociali.
Tra i suoi libri più recenti: Teen immigration. La grande immigrazione di ragazzini [con Anna granata per Vita e Pensiero, 2019], Biodivercity. Città aperte, creative e soste-nibili che cambiano il mondo [Giunti 2019], Chi semina e chi raccoglie. Per una nuova cultura del paesaggio [Ecra 2014], La mente che cammina. Esperienze e luoghi [Maggioli 2012].
Autrice della rubrica Penultima fermata, per il mensile Città Nuova.

Prefazione

Questo è il racconto (vero) di una bambina ebrea di nome Elena Sachsel, che ha avuto una vita bella e lunga come un romanzo. Una bambina che si è salvata per caso, nascosta insieme alla sorella in un convento di suore di Besozzo, negli anni della guerra e della furia antisemita. Elena ha capito presto che avrebbe dedicato la sua vita ai bambini come medico pediatra e che avrebbe cercato gli ultimi, i piccoli, gli esclusi di ogni luogo. Pur diventando cristiana in giovane età, da adulta non ha dimenticato le sue origini, il suo essere fuori dal mondo, appartenente alla comunità di chi sta fuori.
Era eclettica, amava l’arte e il  mare, l’ironia e la provocazione. Sembrava non temere nulla e nessuno, bussava ad ogni porta con irriverente gentilezza.

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